L’associazione tra autori per avvalersi di servizi comuni e per gestire direttamente, come un editore, il proprio lavoro costituisce una nuova opportunità offerta dalla civiltà del Web.

Si è discusso a lungo in questi ultimi anni di come l’Era del Web abbia sdoganato gli aspiranti scrittori, gli autori della domenica, i poeti e i pensatori di ogni qualifica e grado. La Rete li ha resi liberi di proporsi al mondo, di mescolarsi con le menti dotte e professionali: ha offerto loro una sospirata legittimazione, ma  ha  provveduto a farli scomparire nel magma delle pagine telematiche sin dal momento successivo al loro primo insediamento. Per una sorta di curioso paradosso, il traguardo della libertà più assoluta di espressione e di visibilità ha coinciso con l’istantanea conquista dell’anonimato.

Qualcosa di analogo è avvenuto nel mondo dell’immagine fotografica.
“L’avvento della macchina digitale ha applicato la democrazia al mondo della fotografia”, diceva un neofita delle digitali. Tutti, ora, possono diventare fotografi. Bastano diecimila  scatti con tutti gli esperimenti possibili, dal controluce alla sovraesposizione, dalla doppia esposizione all’immagine in movimento, mossa, alterata, dall’inquadratura sbilenca, storta, tagliata, al primo piano deformante.

Dopo diecimila prove a costo zero, magari in pochi giorni, si possono serenamente licenziare schiere di fotografi professionisti armati di costose e inaccessibili attrezzature: in passato, per potersi affrancare dalla dittatura dei professionisti, il fotografo amatoriale impiegava qualche decennio, vista  l’incidenza della foto sbagliata sui budget di spesa: circostanza, questa, che induceva gli sperimentatori a sperimentare il meno possibile e a perseguire lo scatto più sicuro e collaudato.

Le fotografie sbagliate erano quelle da cui, casualmente, si imparava qualcosa.
Ogni nuova nozione, sempre appresa involontariamente, grazie a un errore non voluto, produceva un costo.
Anche l’accesso al mondo dell’editoria libraria, spesso, comportava un costo.
Oltre al costo propriamente economico, tante volte sopportato dall’autore, in tutto o in parte, vi era un costo meno tangibile, ma forse anche più frustrante: quello costituito dalla totale perdita della propria opera, dall’estromissione dell’autore dalle scelte promozionali, distributive, di marketing.  Una volta partorita la propria creatura, l’autore si vedeva costretto a separarsene, ad affidarla alle cure non sempre amorevoli di un imprenditore facoltoso. L’opera veniva così lasciata al suo destino. Non restava che confidare nella buona sorte e nella speranza che quel nuovo padrone, cui l’opera era stata affidata, fosse un buon padrone.

Solitamente l’editore utilizzava l’opera per un tempo limitato (pur avendo acquistato i diritti per un tempo ben più lungo). Provava a promuoverla nei propri circuiti già collaudati e se il lavoro mostrava una certa attitudine al successo, lo coltivava a proprio esclusivo vantaggio (forte, anche, delle minime percentuali dovute, ove pattuite, in favore dell’autore, e correlate, peraltro, a dati di vendita difficilmente verificabili dall’autore stesso).
Se il prodotto invece incontrava una certa resistenza sul mercato, lo cestinava o lo lasciava comunque in disparte. Molto spesso l’editore, che pure individuava strade diverse più fruttuose per l’affermazione del lavoro, decideva di non percorrerle perché alternative al proprio circuito già collaudato, più costose, più scomode. L’autore, così, privato di ogni possibilità di seguire la propria creatura, di accompagnarla sul mercato attraverso i canali più adatti all’affermazione del proprio lavoro, non poteva che rassegnarsi a vederlo affievolire sino al dimenticatoio.

L’avvento e l’evoluzione di internet hanno sicuramente rappresentato un momento di riscatto per gli autori, sino a quel momento costretti a soggiacere come parte debole alle dinamiche di un rapporto contrattuale spesso impari. Ma il problema che si è subito posto all’attenzione di tutti gli utenti della nuova fruizione globale è stato quello di trovare una collocazione, una riconoscibilità. La visibilità, infatti, è stata una conquista di proporzioni inimmaginabili, ma nel momento in cui essa è divenuta appannaggio di chiunque, ha riportato tutti ai nastri di partenza.

In una civiltà della comunicazione tradizionale, fondata su un mercato verticale dominato dai grandi padroni dell’editoria, della stampa e dell’immagine, chi riusciva ad essere prescelto e proiettato verso il pubblico si giovava di una visibilità che a tutti gli altri era preclusa. Sottrarsi a questo mercato verticale, obiettivamente, se è stata una sicura conquista, d’altra parte ha nuovamente azzerato le distanze, lasciando ciascuno nella propria solitaria attività di autopromozione, alla ricerca, dopo la visibilità, di un’occasione di identificazione.

L’Italia, paese in cui notoriamente si legge poco, è sempre stata un luogo produttivo di notevoli slanci espressivi, specie letterari e artistici. Allo scarso consumo di prodotti editoriali si contrappone, infatti, da sempre, la fortissima esigenza di un mondo sommerso, quello degli autori, interessati a introdurre il proprio lavoro, amatoriale o professionale che sia, in un circuito che possa in qualche modo affacciarsi al mercato.

La pubblicazione autonoma dei propri scritti, nei vari blog e nei siti di tutti i generi, ha senz’altro appagato una moltitudine di autori e utenti, ma una necessità di fornire un involucro nobile e un’anima a certe tipologie testuali è risultata immanente nel panorama delle forme espressive, a dispetto di tutti i nuovi supporti frattanto affermatisi nella fruizione quotidiana.
La freddezza della pagina telematica, la sua mancanza di fisicità, la sua triste similarità alle infinite pagine web, anonime, impalpabili, l’assenza della sensazione del possesso e quindi l’impossibilità di coltivare il culto feticistico  con il libro-oggetto, hanno restituito al volume cartaceo una nobiltà e una spiritualità che era stata pregiudizialmente, e frettolosamente, posta in discussione.

Se la pagina web assolve a  una funzione di conoscenza non inferiore a quella di un libro, sembra prevalere, però, una concezione della conoscenza attraverso la Rete finalizzata più alla consultazione che alla conservazione. Che vi siano siti documentaristici di natura archivistica non è una circostanza, a nostro avviso, idonea a smentire questa diversità di vocazione o utilizzazione del supporto web rispetto al supporto libro: il sito-archivio, la banca dati, sembrano rispondere ad un’esigenza documentaristica e gestionale destinata a una generalità di utenti, ben diversa da ciò che costituisce il proprio archivio personale, ovvero la propria libreria domestica e tutto quello che essa per ciascuno di noi rappresenta.

Si è riproposta, dunque, la dinamica del rapporto autore-editore, ma in un contesto ormai assai diverso da quello tradizionale. Oggi il mondo della produzione è orizzontale, e un’editoria verticale, fondata sulla scelta arbitraria degli autori ammessi nel grande circuito incontra comunque, nel mercato, dinamiche diverse che in passato non esistevano. Gli spazi si sono notevolmente allargati e una produzione orizzontale, spontanea, indipendente si è inevitabilmente affermata occupando nuovi spazi sino a divenire sterminata.

Ma  ciò che è cambiato, soprattutto, è il rapporto tra l’autore e i propri scritti che può svilupparsi ora contemporaneamente in una realtà telematica accanto a quella tradizionale “cartacea”. Il libro, edito dall’editore, trova nell’autore, finalmente, un sostenitore attivo, un promotore del prodotto sulla Rete e questa possibilità di promozione e di affiancamento può essere svolta attraverso  ulteriori interventi testuali dell’autore stesso (o di altri), può dare luogo a una molteplicità di iniziative a corredo del prodotto principale.

Il contenuto dell’attività editoriale è spesso frainteso o poco conosciuto. C’è chi confonde l’editore con lo stampatore, col distributore, col venditore finale. L’editore è colui il quale coltiva e mantiene i contatti commerciali, sostiene gli autori e le loro opere, promuove i prodotti attraverso la stampa e la pubblicità, individua e sviluppa alcune linee guida della produzione,  mentre tutto il resto (stampare, distribuire, vendere) è un servizio esterno di cui si avvale.

Oggi si sta finalmente profilando un’inedita coesione tra editori e autori: se stampare, distribuire, vendere, sono servizi reperibili al di fuori della specifica attività editoriale, il lavoro di promozione di un’opera letteraria può divenire anche un momento di crescita comune e di cogestione.

L’Associazione Culturale Geophonìe che abbiamo costituito fra Taranto e Modena nel 2007, vuole sperimentare un progetto di autoproduzione da parte degli autori mettendo  a disposizione di tutti gli aderenti una serie di servizi (quali la distribuzione, la fatturazione, la registrazione del volume e del relativo codice ISBN, il Copyright in favore degli autori stessi, la gestione del prodotto, ed eventualmente la consulenza nella fase di realizzazione, dai contenuti alle scelte tecniche e ai relativi costi).

L’idea del consorzio di autori, che si sostituiscono all’editore tradizionale per divenire editori di sé stessi, non è nuova nel mondo culturale italiano: non implica la partecipazione ai progetti degli altri autori aderenti al meccanismo associativo, né impone obblighi, responsabilità economiche o giuridiche, o comunque interazioni fra le varie iniziative. E’ solo un’idea volta a favorire un rapporto diretto tra l’autore e il proprio lavoro, dalla sua fase della creazione sino alla pubblicazione, alla successiva promozione, e dunque alla crescita del lavoro e dell’autore stesso.

Poter essere in grado di controllare i modi e le forme di questa crescita, senza essere spossessati della propria creatura artistica, è a nostro avviso il sogno di tutti quegli autori che per la necessità di procacciarsi i servizi necessari alla realizzazione del proprio prodotto, sono poi costretti a disfarsene.
La nostra associazione vorrebbe fornire una gamma di possibilità di realizzazione del prodotto, una distribuzione nazionale, una visibilità in rete, consente (e, anzi, sollecita) un controllo e una promozione da parte dell’autore, favorisce una crescita generale attraverso ogni iniziativa opportuna, e lo fa senza alcuno scopo di lucro. Il lucro, se c’è, è questione che riguarda esclusivamente l’autore che lo gestisce attraverso la struttura associativa.

© Geophonìe