Corriere del Giorno, 10.10.1984

Rock /  “Caribbean Sunset”

Sornione e con pacata naturalezza, disteso a meditare su una spiaggia, forse caraibica, John Cale  ex Velvet Underground e punta di diamante di un rock arcano e sanguigno, continua imperterrito

a pubblicare  “solo”  di lucida bellezza. New York è oramai la sua città, come. per tanti musicisti. Le storie sono quelle di sempre; l’amore, le delusioni, il mare, il sole. Ascoltare questa sua ultima fatica, “Caribbean sunset», mi fa tornare indietro a certe sonorità di “Another green world» di Brian Eno, quasi a voler dimostrare un profondo amore per il passato.

«Villa Albani», contenuta nell’album, ha evidentemente contagiato John Cale, interessandolo a certe forme di antica bellezza e di amori passati, L’intero lavoro contiene le tipiche basi del suo modo di fare musica, semplici ballate intrise nella  sua voce roca e la sua inconfondibile e fedele viola che oramai lo segue dappertutto. Lo accompagnano Dave Young (chitarra e voce), Andy Heermanns (basso e voce), Dave Lichtenstein (batteria) e, sorpresa finale, Brian Eno (alle tastiere).

Quindi il sodalizio che inizia in quel famoso 1° giugno del 1974, in uno storico concerto insieme a Nico, Kevin Ayers, Rober Wyatt, Olleie Halshall, Mike Oldfield ed altri, continua nelle note di questo “Caribbean Sunset” che certamente stupirà più di qualcuno.

“Hungry for love”, contenuta in questo “tramonto caraibico” è grezza e ruvida, come nella migliore tradizione “caleiana”.

Dolce e ritmica come se fosse un metronomo a protrarre il tempo, è proprio “Caribbean Sunset”, protesa a raggiungere l’origine di quei raggi di sole che ancora illuminano l’ex compagno Lou Reed.

In definitiva il John Cale di sempre. Gli anni passano, la voglia di far musica rimane inattaccata. Continuare a fare ciò in cui si crede: forse è proprio questo che John Cale vuole  dirci.

Marcello Nitti © Geophonìe